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Toscana: la grande Bellezza
Ho voluto raccontare la Toscana come un paesaggio in tre dimensioni dove il cielo, sempre "sporcato" e turbato da nuvole, allunga la sua ombra sulla terra, con le sue mura e i colori dei suoi campi, scoprendo forza e debolezza di una regione che fa della bellezza la sua cifra stilistica. Ho volontariamente scelto l'assenza della presenza fisica dell'uomo, qualche raro animale, colto in indifferente tranquillità, a completare il paesaggio Eppure la presenza umana è costantemente percepita, colta, intuita. La natura ritratta non è mai natura selvaggia, ogni pianta, ogni ruga del terreno, ogni solco di strada è il prodotto della volontà dell'uomo di conformare la terra alle proprie esigenze. Un tentativo di fare della terra un alleato nella quotidiana lotta con la natura. Ho voluto riprendere il paesaggio non solo nella sua forma autentica ma soprattutto come i miei occhi lo vorrebbero vedere sempre. Per questo ho cercato di entrare in punta di piedi, rispettando e aspettando i suoi tempi. Non ci vuole fretta quando vuoi riprodurre le sensazioni che ti invadono, quando vedi una cosa bella, qualsiasi essa sia. Da solo, avvolto nel silenzio, per non perdere la magia del momento, ho finalmente ripreso la quiete che ti assale quando senti i profumi della natura, che non sono tanto quelli che percepisci con l'olfatto, ma quelli che puoi godere con lo sguardo.
Come ci ricorda Oliver Wendell Holmes, “La saggezza è il riassunto del passato, ma la bellezza è la promessa del futuro“, e una tale affermazione nella bocca di un dottore e insegnante statunitense, considerato dai suoi contemporanei un autentico riformatore medico, nonché uno dei migliori scrittori del XIX secolo, suona come una cura da assumere ogni giorno nei tragitti casa–lavoro, prestando attenzione alle bellezze di Toscana, meraviglie paesaggistiche e architettoniche che le nostre città d’arte e i borghi toscani arroccati su dolci colline custodiscono e dispensano a rilascio graduale. Perché sì, le bellezze di Toscana non si acquistano al supermercato, non sono uno slogan da campagna elettorale, né gioielli di cui adornarsi. La Bellezza è il silenzio di fronte all'abbazia di San Galgano, nella terra di Siena, la fortezza di Radicofani e tutte le chiese, le mura. Rinascita per i sensi e lo spirito, contemplazione, dono gratuito di cui, tuttavia, avere cura, da far conoscere e promuovere nel mondo, da alimentare strada facendo, interrogando gli edifici, lasciandosi rapire, incantare, cambiare. Un’esperienza talmente forte, quella del Bello, da dare il nome a un’affezione psicosomatica che provoca tachicardia, capogiro, vertigini, confusione e allucinazioni in soggetti al cospetto di opere d’arte di straordinaria bellezza, specialmente se esse compresse in spazi limitati. La Bellezza, dunque, è un viaggio che si può compiere anche stando fermi, che altera il nostro essere e ci trasforma, attivando nuovi pensieri, ricerche e percorsi di senso che vanno oltre il dato estetico per coinvolgere la testa e il cuore. Vivere in una regione così ricca e stratificata, dove innovazione e memoria convivono in armonia e si nutrono reciprocamente, ha permesso ai toscani – e a chi la Toscana l’ha eletta sua seconda casa – di familiarizzare, quasi senza accorgersene, con un senso del Bello nelle sue cangianti e mai risolte sfumature, creando un proprio alfabeto interiore, utile a decodificare le occasioni in cui un dipinto, un paesaggio o un abito emergono dallo sfondo e catturano la nostra attenzione, procurando quel senso di piacere che si accompagna all’esperienza estetica di fronte a quelle conturbanti bellezze di Toscana.
“Anche se viaggiamo in tutto il mondo per trovare il bello, dobbiamo portarlo con noi oppure non lo troveremo“, affermava Ralph Waldo Emerson, filosofo e scrittore statunitense, che nel saggio Nature, pubblicato nel 1836, parla di Beauty nel significato dato dai Greci, identificandola con la natura, come del resto fa il poeta John Milton quando afferma che: “La Bellezza è la moneta della Natura, non bisogna accumularla, ma farla circolare“. A noi uomini, dunque, il compito, la responsabilità, ma soprattutto l’onore di essere ambasciatori di questa grande bellezza che rientra a pieno titolo nella categoria dei beni che nel tempo acquisiscono valore e a loro volta lo rilasciano, gradualmente, quasi un’energia rinnovabile a cui non sempre si presta l’adeguata attenzione e che invece è “una forma del Genio, anzi, è più alta del Genio perché non necessita di spiegazioni. Essa è uno dei grandi fatti del mondo, come la luce solare, la primavera, il riflesso nell’acqua scura di quella conchiglia d’argento che chiamiamo luna“.